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Con la sua vocazione all’inattualità, Arianna De Giorgio si domanda: che cosa è “grande stile”? Che cosa vuole dire – e ci dice – l’impressione della bellezza? E’ la ‘grazia’ una implicazione del ragionamento filosofico, dello stesso parlare dialettico? Esiste, nel cosmo della scrittura nietzscheana, la possibilità dell’assoluto? Un dovere di assoluto? Un dovere capace di innocenza? E’ forse possibile uscire dal vago dell’espressione “volontà di potenza” e affermare che con questa formula, echeggiata a non finire dagli scoliasti ma mai penetrata davvero, Nietzsche intenda proprio la “volontà del grande stile”?