preziosi-germania-conquista-italia

La Germania alla conquista dell’Italia

€35.00

di Giovanni Preziosi

Pagine: 332

Descrizione prodotto

All’inizio del secolo scorso, l’appartenenza ad una nazione rappresentava una delle componenti fondamentali nelle strategie della finanza, ancora bisognosa – molto più di quanto lo sia oggi – di grandi eserciti, che ne sostenessero i piani. Con il definirsi della natura transnazionale della finanza, numerose “sovrastrutture”, di cui essa si era fino allora servita, mostravano la loro inadeguatezza. Proprio allo scopo di liberarsi da quei vincoli che ne rallentavano l’espansione, essa fece sempre più ricorso al suo strumento prediletto: la “società anonima”, con cui realizzava un ampio e capillare controllo sull’economia produttiva. Parallelamente, cercava strade nuove per abbattere le frontiere e consentire ai capitali di muoversi oltre i confini di qualsiasi Stato. Quando, nel 1916, Giovanni Preziosi ne descrisse le dinamiche invasive, essa era ancora ad uno stato ibrido, che le permetteva, comunque, di introdursi con eccezionale efficacia nel tessuto economico nazionale.

 

La Germania – a partire dalla sua unificazione – rappresentò, insieme alle altre grandi potenze europee, una delle migliori piattaforme nello sviluppo della colonizzazione finanziaria, a cui faceva da potentissimo traino quel sentimento nazionalistico che si era coagulato nell’ideologia del pangermanismo. Preziosi, infatti, offrì una illuminante interpretazione dell’economia italiana, nei primi anni della guerra mondiale, individuando nella pressione colonizzatrice tedesca il motore della penetrazione finanziaria. Nell’analisi di Preziosi non potevano essere, pertanto, separati i due ambiti, finanziario e nazionalistico, dal momento che, nel 1916, l’intrinseco vincolo tra essi era il frutto della necessità del primo di adattarsi ad un contesto culturale e politico in cui prevaleva il secondo. Lo spirito di adattamento costituiva la caratteristica più evidente della finanza, come – in seguito – lo stesso Preziosi non eviterà di sottolineare: in Germania nazionalista, in Francia pacifista, in Italia neutralista, la finanza, descritta da Preziosi, poteva dare il suo sostegno ad ogni personaggio o movimento che si fosse accordato, anche inconsapevolmente, ai suoi scopi. Successivamente, avrebbe appoggiato simultaneamente il capitalismo statunitense, il bolscevismo russo, il colonialismo sionista. Nessun pregiudizio ideologico per questa nuova ecumène, destinata – perché ciò avrebbe portato a compimento la sua stessa natura – ad errare incessantemente tra le nazioni, trascinando nel nulla ogni residuo di forma culturale originaria.

Opponendosi al pangermanismo, dissimulato nei progetti della Banca Commerciale Italiana, Preziosi volle difendere gli interessi italiani, anteponendoli a quelli di una finanza errante, mentre già deflagrava la guerra mondiale. Attraverso le partecipazioni alle principali società operanti nei settori strategici dell’industria, i capitali tedeschi controllavano l’economia italiana. Poteva, dunque, ancora sussistere una sovranità nazionale se l’economia era indirettamente in mano straniera? Quello di Preziosi si rivela, con straordinaria capacità predittiva, uno dei quesiti centrali per comprendere la natura e l’origine dei poteri attuali.

Recensioni

Non ci sono recensioni, vorresti inviarne una tua?

Scrivi la prima recensione per “La Germania alla conquista dell’Italia”

*


*

Questo sito utilizza i cookie affinchè l'utente abbia una migliore esperienza nell'utilizzo del sito stesso. Se continui a navigare nel sito stai dando il tuo consenso all'accettazione dei cookie e della nostra policy sui cookie.     ACCETTA