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Le configurazioni del fascismo (1922-1923)

€13.00

Autore: Vilfredo Pareto

Descrizione prodotto

“Il Parlamento inclina a diventare una riunione di combriccole, di cui lo scopo principale è il partirsi i beni dello Stato. [...] Intanto, compagnie di ventura scorazzano il Parlamento, offrendo, contro adeguati compensi politici, o negando il proprio appoggio ai ministeri; i quali quindi traggono spesso origine, non da un voto della Camera, ma da intrighi dei corridoi. [...] La logica sperimentale induce a credere che la maggioranza della moltitudine è incapace di avere una volontà, e men che mai una volontà efficace pel bene della nazione; le cui prospere sorti appaiono come sempre procacciate da una minoranza che si impone con la fede sussidiata dalla forza, e spesso mediante la dittatura di una collettività, di un’aristocrazia, di un partito, di pochi uomini, di uno solo. [...] Siamo oggi giunti ad un punto in cui si scorge il principio di trasformazioni della democrazia, del parlamentarismo, del ciclo della plutocrazia demagogica, e l’Italia, che già fu madre di tante forme di civiltà, ben potrebbe avere gran parte nello generarne una nuova. [...] Il fascismo non è fenomeno esclusivamente italiano, è solo manifestazione più intensa in Italia che altrove di un sentimento che appare un poco da per tutto, e che tanto più crescerà quanto maggiori diventeranno i guai del parlamentarismo e le male fatte della plutocrazia demagogica”.

Nel momento in cui le forze centrifughe prevalgono sulle forze centripete, in un assetto sociale e nazionale si apre un’èra di trasformazione istituzionale. L’Italia post-1918 è ricca di forze centrifughe (le leghe «rosse», il sindacato dei ferrovieri e dei tramvieri) e di forze centripete (gli interessi dei plutocrati, gli interessi della borghesia produttiva). Pareto rileva che ogni gruppo organizzato vuole impadronirsi del potere centrale e che le tendenze centrifughe sono meramente tattiche. Egli configura il fascismo come una forza politica di restaurazione del potere centrale tutt’altro che invisa alla plutocrazia, ma ricca, al proprio interno, di tendenze socializzatrici. Secondo Pareto, il fascismo al potere avrebbe configurato una sorta di ‘governo di salute pubblica’, in grado di tutelare gli interessi consolidati messi in pericolo dalla rivoluzione del biennio rosso e di inserire forzosamente il proletariato nel quadro della nazione con una politica di riforme sociali condotta ‘dall’alto’ e nel quadro degli interessi nazionali.

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