NuovoOrdineMond

Nuovo ordine mondiale

€18.00

di Gabriele Adinolfi

Anno: 2006

Pagine: 320

Esaurito

Descrizione prodotto

Se la sinistra mutua la sua analisi a partire dalla concezione marxista e quindi non va più in là dell’ipotizzare il sistema delle multinazionali, la visione della destra radicale dei primi anni ’80 è più complessa. Le multinazionali sono intese come strumenti che al pari di quello finanziario, militare e politico, sono al servizio di un progetto per l’inveramento di un mondo nuovo. E’ appunto la teorizzazione del “mondialismo” di concezione complottista. Da questa posizione prettamente plastica e non dinamica si discostamo le analisi del “Centro Studi Orientamenti e Ricerca” animato a Parigi da Gabriele Adinolfi e Walter Spedicato. Ma nella seconda metà degli anni ’80 sulle pagine della rivista “Orion” comincia ad imporsi una visione diversa del mondialismo che, pur non escludendo l’esistenza di organizzazioni complottiste ideologicamente o religiosamente ispirate, prescinde dal “Grande complotto”. Lo sviluppo fulminante della globalizzazione è la conseguenza di una trasformazione della natura del potere e dei suoi meccanismi di gestione a loro volta accresciuti per mole, forza e importanza. Si tratta della “tecnica” e quindi del “sistema di comunicazione”. L’implosione del quadro geopolitico è dovuta alla convergenza di più fattori (ma dove “tecnica” e “comunicazione” non sono estranei), la ricomposizione del quadro successivo – oggi in fase di sviluppo accelerato – ha nella “tecnica” e nella “comunicazione” gli elementi centrali (…) Questo saggio di Adinolfi è il primo e più riuscito tentativo di fornire un’idea organica della struttura fisica del mondialismo e dei processi sinergici ispirati dalle diverse centrali occulte e palesi che determinano la globalizzazione. E pur senza avere la pretesa di essere esaustivo – anche perchè si tratta di analizzare un processo tutt’altro che compiuto- costituisce una base di partenza fondamentale e imprescindibile per chi cerca di capire. (dall’introduzione di Maurizio Murelli)
“Dunque la mondializzazione non solo esiste, è ufficialmente riconosciuta: non si tratta di un’allucinazione nevrotica di subculture emarginate. Eppure, perché se ne iniziasse a parlare comunemente, si è dovuta attendere una strampalata sarabanda, quella del cosiddetto “popolo di Seattle” il quale, forte del supporto politico e propagandistico che manca alla destra radicale, ha messo in luce la tematica della “globalizzazione”. Una tematica affrontata in modo improprio, inesauriente e fuorviante, che ha finito tra l’altro per sostenere alcuni gruppi transnazionali ed alcuni interessi specifici come quelli della famiglia Rockfeller”

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