Descrizione prodotto
Questa Storia del Fascismo è la narrazione di uno che il fascismo l’ha fatto davvero, e da protagonista. Il suo maggior pregio risiede dunque nel suo rispecchiare il sentimento genuino di un idealista nella cornice di una narrazione non ostile così come sono la maggior parte di quelle prodotte dai cosiddetti storici. Inoltre è stata scritta mentre il Fascismo era ancora in piedi, e da un uomo che si è fatto da sé in tutti i sensi — Farinacci era di umili origini, e fu un autodidatta: ma il suo carattere e la sua esuberanza gli permisero di divenire prima uno dei più quotati ras del periodo squadrista, poi addirittura segretario del PNF tra il 1925 e il 1926 (il periodo difficile dopo il delitto Matteotti) ed infine rappresentante autorevole del fascismo repubblicano intransigente. Non solo uomo d’azione, Farinacci fu il fondatore e direttore del battagliero giornale “Il Regime fascista” che aveva come inserto culturale Diorama filosofico affidato ad un personaggio di rango quale Julius Evola.
Tra il 1937 ed il 1939 Farinacci pubblicò, in tre poderosi volumi, la Storia della Rivoluzione Fascista — già nel 1940 la valutò «troppo greve per questi giovani frettolosi, avidi di azione» e decise di sfrondarla soprattutto nelle sue parti di complemento (come la storia risorgimentale) e ripubblicarla in volume unico come Storia del Fascismo che, appunto, la presente edizione riproduce in due tomi.
Il primo tomo va dal 1919 alla vigilia della Marcia su Roma, e annovera tra le sue pagine un pregevole affresco dell’epopea fiumana oltre alla cronaca del periodo squadrista ante marcia. Il secondo tomo della Storia del Fascismo è incentrato sulla cronaca della Marcia su Roma, che l’Autore narra da protagonista di punta, e si avvale anch’esso — come il primo — di un’introduzione di Davide Gonzaga, laureatosi in Lettere all’Università degli Studi di Bologna con una pregevole tesi intitolata « “Il Regime Fascista”. Il quotidiano di Farinacci 1943-1945».
In appendice, a compendio e completamento, si è deciso di inserire i sei discorsi che Benito Mussolini tenne nel 1922: l’ultimo discorso da deputato, poi i discorsi di Udine, Cremona, Milano e Napoli, e infine il primo discorso come presidente del Consiglio, a conclusione di una delle crisi più gravi mai attraversate dall’Italia.
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