I Quaderni di Cantiere Multipolare
Testimoni, strumenti, segni di lotta e di visione
“I Quaderni” di Cantiere Multipolare sono pubblicazioni aperiodiche e dispositivi didattico-informativi nati per connettere persone, culture, visioni e mondi. Oltre ad accompagnare e approfondire gli eventi promossi dal progetto sul territorio, raccolgono anche scritti inediti, riflessioni e saggi provenienti da Agoghé-Orientamenti, la nostra sezione educativa, o inviati da autori e studiosi impegnati nel consolidamento della visione multipolare. Sono luoghi cartacei di convergenza: tra pensiero e azione, tra parola e rito, tra analisi e visione.
Affrontano i grandi assi tematici esplorati da Agoghé-Orientamenti – alchimia politica e spirituale, geopolitica multipolare, perennialismo, arte e letteratura, attualità e metapolitica – ma non si limitano a questi. Si aprono a tutto ciò che, da ogni angolo del mondo, resiste al processo di separazione, appiattimento e damnatio memoriae imposto dal totalitarismo del pensiero unico.
In particolare, si pongono come strumenti di ricucitura culturale e spirituale, atti di giustizia simbolica e reale contro lo sradicamento e l’oblio: alla censura della cultura russa, alla dissoluzione della memoria spirituale dell’Europa, opponiamo la forza della parola, della Tradizione e del pensiero multipolare.
Ogni Quaderno rappresenta un piccolo atto di rivoluzione, un’offerta di conoscenza che infrange il paradigmamaterialista, globalista, consumista, desacralizzante. È un gesto educativo, ma nel senso più alto del termine: educazione come ἀγωγή, guida interiore e risveglio del principio verticale che abita ogni essere umano. Cantiere Multipolare è prassi evolutiva che viene dall’alto, educazione multipolare che spezza l’uniformità imposta, costruzione collettiva di un’enclave di senso altro.
I Quaderni possono essere pubblicati in occasione di eventi, ma anche in momenti autonomi, come strumenti di approfondimento, confronto e fermento culturale. Non sono meri accompagnamenti informativi, ma atti metapolitici in forma cartacea, testimonianze tangibili di una convergenza: pensiero e gesto, teoria e rito, visione e concretezza. Non si tratta solo di spiegare il mondo, ma di riattivarlo, di ricollocarlo sull’asse cosmico, di restituirgli una cornice sacra, simbolica, necessaria.
In questo senso, l’azione di Cantiere Multipolare si fonda sulla convinzione che la Tradizione non è passato, ma possibilità attuale dell’eterno. Come scriveva Guido De Giorgio, “scomparsa la Tradizione, scompare il mondo”. Per questo, ogni Quaderno è un atto di difesa e di ricostruzione: raccogliamo e custodiamo ciò che è essenziale, affinché la luce non venga del tutto sepolta. E se disprezziamo l’ignoranza delle masse non è per superbia, ma per eccesso d’amore per l’uomo e per la Conoscenza. Il tradimento dell’unipolarismo, che insegna a “stare senza pensieri”, è una ferita nel cuore stesso della civiltà. Eppure non ci arrestiamo: con pazienza e rigore, con compassione e disciplina, forgiamo ancora e ancora parole e idee che resistono all’abisso, che lo attraversano, che indicano la via oltre la soglia.
Come affermava Nikolaj Berdjaev, «l’uomo che solo conoscono la biologia e la sociologia, l’uomo come essere naturale e sociale, è una creatura del mondo e dei processi che si verificano nel mondo. Ma la persona, l’uomo come persona, non è figlio del mondo, ha un’altra origine […] la persona è una breccia, una frattura in questo mondo, è l’introduzione di qualcosa di nuovo».
In questa prospettiva, i Quaderni si rivolgono alla persona, non all’individuo conforme, chiamando a raccolta ciò che nel mondo umano non è prodotto, ma rivelazione, non adattamento, ma rottura creativa, verticale. L’educazione multipolare, in questo senso, è formazione della persona come atto sacro: la discesa dell’eterno nel tempo.
Lunačarskij, riflettendo su Hölderlin, scorgeva nel poeta il sogno di una fusione cosmica perduta, di un’epoca in cui arte, filosofia, religione e mito erano una sola cosa: espressione originaria del contatto elementare fra uomo e natura. La scissione moderna ha infranto questa unità, ma proprio da questa ferita può germogliare un nuovo ideale: «una cima dell’albero», un principio superiore che dia forma reale all’unità ritrovata. In tal senso, i Quaderni sono un gesto profetico, rivolto a chi, nella disarmonia del presente, intravede ancora l’eco di un’armonia possibile.
Evgenij Golovin, come ricorda Aleksandr Dugin, era «fatto di Sogno». Attraversava la realtà come un sogno in metamorfosi, disinteressato al prodotto finito, radicato nell’inquietudine trasformativa. Non possedeva nulla – solo l’anima e lo spirito. Era, per sua natura, Contemplazione vivente. «Il Golovin corporeo non è mai esistito», scrive Dugin, «e in questo senso Evgenij – non è lì e allora, ma è qui, ora». Così anche i Quaderni: non abitano un tempo chiuso, ma il presente attivo della visione.
I Quaderni sono strumenti dell’azione conoscitiva, fuochi accesi nella notte del mondo. Sono per chi cerca, per chi scava, per chi lotta. Non si accontentano di informare: vogliono trasformare. Sono frammenti di un’opera collettiva, una costruzione corale del possibile, una liturgia del pensiero che abbatte muri e genera ponti.
Sono, infine, carte per la grande Alchimia.
Diego Cinquegrana
The Notebooks of Cantiere Multipolare
Witnesses, tools, signs of struggle and vision
“The Notebooks” of Cantiere Multipolare are irregular publications and didactic-informative tools designed to connect people, cultures, visions, and worlds. In addition to accompanying and deepening the events promoted by the project across the territory, they also collect unpublished writings, reflections, and essays from Agoghé–Orientamenti, our educational branch, as well as contributions from authors and scholars engaged in strengthening the multipolar vision. They are paper spaces of convergence—between thought and action, between word and rite, between analysis and vision.
They address the major themes explored by Agoghé–Orientamenti—political and spiritual alchemy, multipolar geopolitics, perennialism, art and literature, current events and metapolitics—but are not limited to these. They are open to anything that, from any corner of the world, resists the process of separation, flattening, and damnatio memoriaeimposed by the totalitarianism of unipolar thought.
Above all, they serve as tools for cultural and spiritual restoration, acts of both symbolic and concrete justice against uprooting and oblivion: against the censorship of Russian culture and the dissolution of Europe’s spiritual memory, we oppose the power of the word, of Tradition, and of multipolar thought.
Each Notebook is a small act of revolution, an offering of knowledge that breaks the materialist, globalist, consumerist, and desacralizing paradigm. It is an educational gesture in the highest sense: education as agōgḗ, inner guidance and awakening of the vertical principle dwelling in each human being. Cantiere Multipolare is an evolutionary praxis from above, a multipolar education that shatters imposed uniformity, a collective construction of an enclave of alternate meaning.
The Notebooks may be published during events, but also independently, as tools for study, debate, and cultural ferment. They are not mere informative companions, but metapolitical acts in printed form, tangible testimonies of a convergence: thought and gesture, theory and rite, vision and concreteness. The aim is not to explain the world, but to reactivate it, to reposition it along the cosmic axis, to return to it a sacred, symbolic, necessary framework.
In this sense, the action of Cantiere Multipolare is grounded in the belief that Tradition is not the past, but the actual possibility of the eternal. As Guido De Giorgio wrote, “without Tradition, the world disappears.” For this reason, every Notebook is an act of defense and reconstruction: we gather and protect what is essential, so that light may not be buried forever. And if we scorn the ignorance of the masses, it is not out of pride, but out of excessive love for humanity and for Knowledge. The betrayal of unipolarism, which teaches “don’t think too much,” is a wound in the heart of civilization. And yet, we do not stop: with patience and rigor, with compassion and discipline, we forge again and again words and ideas that resist the abyss, that traverse it, that point to the path beyond the threshold.
As Nikolai Berdyaev wrote: “The man known only through biology and sociology, man as a natural and social being, is a creature of the world and its processes. But the person, man as a person, is not born of the world, but from another origin […] the person is a breach, a rupture in this world, the introduction of something new.”
In this light, the Notebooks speak to the person, not the conforming individual—calling forth that which in humanity is not manufactured, but revealed, not adapted, but vertically broken through. Multipolar education, in this sense, is the formation of the person as a sacred act—the descent of the eternal into time.
Anatoly Lunacharsky, reflecting on Hölderlin, saw in the poet the dream of a lost cosmic unity, of an era in which art, philosophy, religion, and myth were one: a primordial expression of contact between man and nature. The modern rupture shattered this unity, but from that wound may grow a new ideal—“a summit of the tree”, a higher principle giving real form to restored unity. The Notebooks are prophetic gestures aimed at those who, in today’s dissonance, still hear the echo of possible harmony.
And Evgeny Golovin, as recalled by Aleksandr Dugin, was “made of Dream.” He crossed the world as through a dream in metamorphosis, indifferent to finished products, rooted in transformative unrest. He had nothing—only soul and spirit. He was, by nature, living Contemplation. “The corporeal Golovin never existed,” wrote Dugin. “And in this sense, Evgeny is not there and then, but here, now.” So too are the Notebooks: not imprisoned in a closed time, but in the active present of vision.
The Notebooks are tools of cognitive action, flames lit in the night of the world.
They are for those who search, who dig, who fight. They are not content to inform: they aim to transform. They are fragments of a collective opus, a choral construction of the possible, a liturgical thought-form that breaks walls and builds bridges.
They are, in the end, pages for the Great Alchemy.
Diego Cinquegrana